Quando il trasporto è D.O.C.

 

Il trasporto di due eccellenze del made in Italy, olio e vino,  è assolutamente privo di normativa e il suo buon esito è affidato soltanto alla professionalità di trasportatori virtuosi. Una soluzione potrebbe essere quella  di un’alleanza tra i vari player della filiera. E’ stato questo l’argomento discusso a Roma, nell’ incontro organizzato da Uomini e Trasporti con Cia-Agricoltori Italiani. Tra i relatori Franco Fenoglio, AD di ItalscaniaClara Ricozzi, presidente OITAGiuliano Boldorini, direttore commerciale di Fercam e il presidente CIA, Dino Scanavino

 

 

Vino e olio, insieme, pesano per oltre 8 miliardi sull’export nazionale. L’Italia è il primo produttore al mondo di vino (55 milioni di ettolitri nel 2018 di cui 20 milioni venduti all’estero) con un incremento annuo del 29% e un fatturato complessivo delle attività enologiche pari a 13 miliardi di euro. Ma il nostro Paese è anche il secondo esportatore di  olio d’oliva, con 175 mila tonnellate di produzione che valgono 1,3 miliardi di euro per un fatturato  che supera i tre miliardi di euro. Circa la metà del vino e dell’olio prodotto in italia, viaggia in tutto il mondo e, anche la parte destinata al mercato interno, uscita da cantine o frantoi, affronta una serie di “shock logistici” (trasporto, magazzino, distribuzione, ultimo miglio)che ne possono alterare le caratteristiche organolettiche.  E la cosa paradossale è che il trasporto di queste due eccellenze non è assolutamente normato. Non esiste cioè una normativa univoca nazionale o europea che possa, per qualche verso, garantire la bontà del trasporto e quindi dei prodotti,  lungo tutta la filiera, fino al consumatore finale.


Di questo si è parlato, a Roma,  nell’auditorium della Confederazione Italiana Agricoltori in : “Quando il trasporto è D.O.C.”, incontro organizzato  dal mensile Uomini e Trasporti con lo scopo dichiarato di aprire un dibattito sulla logistica del vino e dell’olio per facilitare il dialogo tra i protagonisti della filiera e promuovere un patto tra produttori e trasportatori, coinvolgendo anche le istituzioni.


Si è detto che il trasporto di Olio e Vino non ha una normativa che, in qualche modo, lo regolarizzi. La qualità  del trasporto, quindi la salvaguardia del prodotto , sembra, dunque,  affidata esclusivamente alla professionalità di traportatori “virtuosi” giacché, non solo non ‘è la norma ma, anche a sentire Clara Ricozzi, presidente di OITA, (Osservatorio interdisciplinare trasporto alimenti), non sembra esserci  neanche un parametro o un protocollo qualitativo al quale possano far riferimento i trasportatori; cosa strana, perché non dovrebbe essere difficile tracciarne le linee guida e renderle pubbliche . E ancora, le norme non ci sono ma perché? La presidente  Ricozzi risponde  annunciando la creazione di un generico “tavolo di lavoro” con i diversi “operatori interessati alla catena logistica del vino e dell’olio”. Un annuncio che non sembra però permeato di quello spirito di grande  urgenza e determinazione,  indispensabili  per risolvere un problema di cui si parla da troppo tempo, anche se, e sembra superfluo sottolinearlo, in mancanza di normative precise, l’alleanza  tra i vari player della filiera, sollecitata da più parti, potrebbe essere una prima soluzione.


«La logistica va incorporata nei progetti di filiera di vino e olio – ha dichiarato Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani – solo così, si possono superare criticità legate a trasporto e stoccaggio. Gli agricoltori sono pronti a crescere in tal senso e per questo, si deve lavorare su due fronti. Per un verso, coinvolgendo i ministeri (Agricoltura, Trasporti e Salute) per una maggiore consapevolezza del problema, al fine di migliorare le condizioni ambientali del trasporto attraverso incentivi a promozione e tutela del Made in Italy. Per altro verso, serve formazione per gli operatori (autotrasportatori e magazzinieri) finalizzata a riorganizzare i flussi per la riduzione delle rotture di carico e i tempi di consegna, oltre che ad acquisire know how specifico a contatto con enologi e tecnologi alimentare.


In merito al vino, la cura dei particolari è essenziale per il mantenimento della qualità del prodotto, a cominciare dall’imballaggio – ha detto Giuliano Boldorini, direttore commerciale di Fercam – perché quello del cliente è adatto alla vendita diretta, ma non sempre è appropriato per lo smistamento nei magazzini e lo stivaggio nei camion, dove le bottiglie devono essere ben protette sia dagli urti che dagli sbalzi di temperatura e dall’umidità.”


Le aziende costruttrici di veicoli industriali – ha evidenziato Franco Fenoglio, Presidente e AD di Italscania– possono dare un importante contributo al miglioramento dell’intera filiera enogastronomica, in termini di sostenibilità ambientale e tracciabilità dei prodotti. Abbiamo fatto grandi investimenti per arrivare a offrire oggi soluzioni di trasporto estremamente all’avanguardia sia dal punto di vista della sicurezza che della sostenibilità. È ora di fondamentale importanza che le aziende che commissionano il trasporto comprendano fino in fondo la necessità di affidarsi a realtà in grado di offrire un servizio di qualità per il trasporto di prodotti di grande eccellenza, come olio e vino, che richiedono la massima attenzione non solo nella fase di produzione ma anche in quella di distribuzione.

 
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